Se ti chiedessimo di pensare a degli influencer, quali sono i primi due nomi che ti vengono in mente?
E perché proprio Chiara Ferragni e Fedez?

Fin dagli albori i digital influencer sono una figura controversa: se da un lato c’è chi li avversa e li ritiene tra i primi fautori della decadenza della società e di una sorta di “mos maiorum 2.0” (chiedo umilmente perdono ai latinisti, agli storici e alla mia prof di latino per questo ardito quanto improprio paragone) per colpa delle loro vite tanto patinate quanto costruite ad hoc per il feed di Instagram, dall’altro c’è chi si interroga sul ruolo sociale dell’Influencer Marketing.

Perché è indubbio che gli strumenti possano essere utilizzati male da molti. Ma è altrettanto fuori discussione che esistano delle best practices di coinvolgimento intelligente delle masse sui social usati come spazio di confronto e, soprattutto, di democrazia.

E indovinate chi, nell’ultimo anno, ha fatto scuola in questo campo? Esatto, i Ferragnez.

L’influencer al tempo del coronavirus

Da una ricerca condotta dall’Osservatorio Influencer Marketing (Ipsos e agenzia FLU) gli utenti social hanno riconosciuto agli influencer il merito di aver avuto durante le prime fasi della pandemia “un ruolo sociale” in virtù della capacità di parlare alle masse nei momenti più critici, nonché per la capacità di promuovere iniziative benefiche. E Chiara e Fedez, da questo punto di vista, hanno indubbiamente mostrato di saper fare egregiamente il loro mestiere, raccogliendo in poche ore oltre 3 milioni di euro per il rafforzamento delle terapie intensive del San Raffaele (conclusasi a 4,5 mln). Un record di beneficienza che ha generato un effetto emulativo a catena: secondo GoFundMe, il gesto dei Ferragnez ha ispirato tantissimi italiani a diventare personal fundraiser  per gli ospedali del proprio territorio, producendo come risultato circa 17 milioni di euro destinati per ospedali, associazioni e organizzazioni sparse in tutta Italia. Virtù chiama virtù.

E ancora: ricorderemo tutti la vicenda della telefonata dell’ex premier Giuseppe Conte ai coniugi più famosi d’Italia per chiedere loro di “influenzare” i giovani followers all’uso della mascherina. Era ottobre 2020 ed eravamo appena agli inizi della seconda ondata di contagi. La richiesta di per sé abbastanza semplice (e col senno di poi, potremmo dire, non poi così determinante) ci fa riflettere sul fatto che persino la politica, ai suoi livelli più alti, abbia avuto la necessità di sfruttare nuovi canali. E qui veniamo al punto successivo del discorso.

Influ-politica

È notizia di sabato scorso, 3 aprile, la diretta Instagram di Fedez sul suo profilo (la trovate qui) con Alessandro Zan, primo firmatario del disegno di legge contro l’omotransfobia.

Non è nostra intenzione entrare nel merito del dibattito politico in merito alla mancata discussione in commissione Giustizia al Senato del ddl Zan (approvato alla Camera lo scorso 4 novembre e in attesa di calendarizzazione al Senato da mesi). Basti sapere che, a seguito del secondo rinvio (i firmatari della legge parlano di ostruzionismo), il senatore leghista Simone Pillon ha commentato dicendo che rispetto al ddl Zan esistono altre “vere priorità” riferendosi all’esame di Stato per i giovani avvocati. La questione priorità ha acceso il dibattito online, nel quale è intervenuto Fedez con alcune stories culminate poi nella diretta di oltre un’ora di approfondimento con lo stesso Zan protagonista.

Atteso che sui tempi e le modalità della futura discussione al Senato ora deciderà la presidente Casellati, ci sono un paio di elementi interessanti emersi dalla diretta di Fedez su cui poter ragionare:

  1. Guardiamo i numeri: 3,4 milioni di visualizzazioni di cui 30mila in diretta ed oltre 700mila a distanza di un’ora dalla live; oltre 12 milioni di followers potenziali spettatori (che potranno continuare recuperare la diretta dalle IGTV di Fedez) a cui potremmo aggiungere altri 23 milioni di followers del profilo di Chiara Ferragni; 2.620 commenti al video. Dal punto di vista analitico sono numeri impressionanti. Ma dal punto di vista politico? Nel corso della diretta Fedez ha lanciato il suo personale appello a “fare presto” per il bene della democrazia. Il profilo Instagram del presidente della commissione Giustizia del Senato, Andrea Ostellari, è stato preso (ed è tutt’ora) preso d’assalto dai commenti dei followers che chiedono di calendarizzare il ddl Zan.
    Fedez ha inoltre sottoscritto la petizione lanciata da Jean Pierre Moreno (aggredito a Roma nella stazione metro di Valle Aurelia per un bacio al suo compagno) per accelerare la calendarizzazione e l’approvazione del ddl Zan al Senato, invitando le oltre 30.000 persone collegate a fare lo stesso. Durante la diretta le firme erano 15.000. In 4 minuti il sito è crashato ed oggi le firme sono 114.000.
    Come ha giustamente sostenuto Lorenzo Pregliasco, la diretta di Fedez è stata “la cosa più politica che alcune persone avranno fatto questa settimana”. E quando l’interazione genera interesse e smuove la democrazia, forse non è poi così male lasciarsi influenzare.
  2. Nel corso della diretta Fedez ha vestito i panni del moderatore e contemporaneamente dell’utente medio con l’intenzione di informare e informarsi su qualcosa che va ben oltre la concezione standard del ruolo dell’influencer. In ballo non ci sono prodotti da commercializzare ma “issues”, problemi reali.
    È plausibile pensare che il lockdown abbia inaugurato una nuova stagione dell’influencer mktg: cambia l’approccio, meno commerciale e più umano. Informare, divulgare, umanizzare la quotidianità. I Ferragnez questo lo hanno capito, come sempre capita, prima di tutti. Metterci la faccia su questioni sociali aumenta la percezione di autenticità. Che sia questo il segnale di un cambiamento anche delle modalità di ingaggio degli influencer da parte delle aziende?

Ai post(eri) l’ardua sentenza.