Quale futuro nel dopo pandemia per la fruizione di musei e spazi culturali?

Qualche giorno fa abbiamo avuto l’opportunità di parlarne con il Direttore Generale Musei dello Stato, Massimo Osanna, nell’ambito di un’intervista che abbiamo realizzato per il Museo Nazionale Jatta di Ruvo di Puglia (la trovi qui).

L’intervista al Direttore Generale Musei-MiC, Massimo Osanna

È fuori ombra di dubbio che la cultura sia stato uno dei settori maggiormente colpiti dalla pandemia: la chiusura di musei e siti del patrimonio ha avuto un impatto sul tessuto economico e sociale del Paese senza precedenti. Un sondaggio del Network of European Museum Organizations dello scorso maggio ha registrato una perdita media di oltre 20mila euro a settimana a causa della chiusura e dello stop al turismo, evidenziando come la crisi stesse mettendo a dura prova la sostenibilità finanziaria di musei pubblici e privati. A distanza di un anno, tra nuove chiusure e inasprimento delle misure nazionali di contenimento della pandemia, è difficile ipotizzare che la situazione possa essere di molto cambiata, se non addirittura peggiorata.

Di fronte a questo scenario, il mondo della cultura non può restare impassibile e come spesso ha dimostrato di saper fare, deve saper dominare il tempo ed i suoi cambiamenti. Nel corso dell’intervista il Direttore Osanna ha evidenziato l’importanza per gli spazi culturali di cogliere il meglio dalla rivoluzione digitale in atto, senza che questa implichi necessariamente una rinuncia al contatto reale con il patrimonio.

La nostra esperienza con la MAD

Ed è forse necessario ripartire proprio dalla materialità degli oggetti per innovare il rapporto con il pubblico. La comunicazione in questo ha un ruolo primario ed è inevitabile per chi ci lavora domandarsi quali strade percorrere per offrire un contributo di maggiore attrazione e capacità di coinvolgimento.

Un momento del collegamento della MAD

La MAD – Mostra a distanza a cui abbiamo avuto l’onore di lavorare per il Museo Nazionale Jatta ha rappresentato per noi quella strada, trasformando la distanza in opportunità e riscoprendo e reinterpretando il digitale in chiave strategica per permettere a bambini e ragazzi di vivere l’esperienza di una gita didattica virtuale in una mostra realmente allestita (qui un’intervista in cui ne parlano più approfonditamente la direttrice del Museo Jatta, Claudia Lucchese, e Serena Fortunato, co-founder di Moscabianca).

Ma non finisce qui: quando abbiamo iniziato ad immaginare il progetto di comunicazione per il Museo Nazionale Jatta sapevamo di dover prevedere una massiccia ed articolata presenza social. Perché, come noto, ogni social ha il suo target ed il suo linguaggio e veicolare un contenuto divulgativo richiede un attento studio a valle. Far scoprire un museo e le bellezze in esso custodite attraverso post e stories è una bella sfida anche per i più esperti comunicatori, perché -sfatiamo un mito- non è vero che gli utenti ricercano solo disimpegno intellettuale dai loro feed. Anche il contenuto più “leggero” può veicolare un messaggio culturale che sia al contempo formativo, di ispirazione, emozionante. È un po’ quello che abbiamo provato a fare con i teaser trailer della mostra “Vasi Mitici”, provando ad esplorare e rintracciare il fil rouge tra passato e presente attraverso il social storytelling.

D’altronde che ci sia bisogno di uno studio per ogni contenuto lo dimostra anche la Galleria degli Uffizi che ha messo in piedi un team di 8 professionisti suddivisi tra storici dell’arte, filosofi ed esperti di grafica al servizio delle strategie comunicative su ciascun social.

Sperimentare in comunicazione ha i suoi rischi, soprattutto quando c’è in gioco la comunicazione di chi ha la responsabilità di educare alla cultura e al patrimonio. Ma è inevitabile che in un momento di nuovi equilibri tra realtà e virtuale, sperimentare debba essere la parola d’ordine. Cambiano i linguaggi, cambiano i media, cambiano i target e i riferimenti culturali. Cambia, inoltre, la prospettiva: il followers non è un potenziale visitatore del museo; lo è già nel momento stesso in cui visita la pagina social del museo. E come tale va accolto, il suo interesse coltivato, stimolato, le sue interazioni premiate. È il momento anche per la cultura di cogliere opportunità.