Matteo contro Matteo, l’uno ha perso il potere ma mantiene il consenso, l’altro si è ripreso la scena del potere ma manca di vero consenso.  comunicazione politica
È da questo che deriva l’effetto straniamento di un dibattito di passati prossimi, il governo gialloblu, e di passati remoti, gli anni del governo Renzi.
A rimuovere, quasi come un fastidioso rumore di sottofondo, il presente del Conte Bis, dell’alleanza PD e Movimento 5 Stelle, verso la quale l’uno è all’opposizione e l’altro è socio di minoranza.
Perché, al di là dell’innegabile bravura tattica dei due nell’influenzare l’agenda quotidiana, poi ci sono i dati di realtà, i rapporti di forza e questi, quando di parla di presente e di futuro, necessariamente emergono.
Salvini è all’opposizione di un Governo che sta scrivendo la legge di Bilancio e che quindi ha addosso gli occhi degli imprenditori, dei cittadini, delle categorie produttive, dell’Europa. A cui quel che è successo/quello che potrà accadere interessa, in questo momento, molto relativamente.

Italia Viva, anche i sondaggi, nonostante il clima di forte ottimismo che veleggia tra i suoi, viene fotografata come quinta se non sesta forza del Paese, sotto la Meloni, probabilmente di poco sopra Forza Italia.
Questi sono i dati duri di realtà, e il confronto di ieri lo racconta plasticamente. I due ci circumnavigano attorno, fermandosi lo stretto indispensabile. È il patto tacito del confronto, è la ragione stessa per cui il confronto è stato possibile. L’uno ha bisogno di mostrarsi nemico dell’altro per accreditarsi. Salvini per dire che fare un governo con Renzi è la riprova del tradimento del Cinque Stelle. Renzi per mostrarsi, nel campo largo e liquido dell’antisalvinismo, come l’alfiere.

Per questo hanno vinto entrambi, non per questa o per quella stoccata dialettica, ma per aver accettato entrambi il confronto, per averlo caricato d’attesa, complice il fatto che in Italia da tempo non si assisteva a un dibattito tv tra due leader.
Ma la verità è che rischiano di perdere presto entrambi. Salvini se non riuscirà a mettere a valore quel consenso o a trascinarlo con sé per anni, aiutato in questo dagli errori del Governo. Uno scenario non molto diverso da quello della traversata del deserto berlusconiana dal ’96 fino alla vittoria del 2001.

Renzi se non riuscirà a trasformare quella forza di interdizione nel Governo in un sostanzioso salto in avanti nei sondaggi, qualcosa che non lo veda emarginato dalla possibile alleanza organica tra PD e Cinque Stelle, che ieri Zingaretti ha preconizzato nella direzione del partito.
Hanno qualche freccia e molta intelligenza, ma giocano una partita di rimessa ed il tempo rischia di usurarli. Non sarà semplice. A meno che PD e Cinque Stelle non facciano clamorosi regali. Tanto qui, oramai, non ci si stupisce più di nulla.

A cura di G.

 

comunicazione politica, elezioni politiche, cnsulenza politica